LA STORIA DEL COLLETTIVO
Officine Gorilla è un collettivo teatrale costituitosi nel 2016 per realizzare spettacoli con drammaturgie inedite. Il nucleo originale del collettivo è costituito da Luca Zilovich autore e regista, Michele Puleio, Martina Tinnirello e Giulia Trivero, attore e attrici. Per la realizzazione della prima produzione del collettivo si sono poi aggiunte le attrici Erica Landolfi e Maria Rita Lo Destro.
Nel 2016 debutta con lo spettacolo “Love Date – Not a love story”, finalista al concorso “Attori sul cassetto, Attori sul comò” del teatro Lo Spazio di Roma e al “Premio Laura Casadonte 2016” di Crotone.Lo spettacolo viene inoltre selezionato al “Poverarte Festival 2017” di Bologna e all’ “HereX Festival” di Torino.
Nel 2018 debutta al Teatro Sociale di Valenza la seconda produzione di drammaturgia originale del collettivo, “Riportami là dove mi sono perso”, spettacolo finalista ad “Arezzo Crowd Festival” e selezionato per il “Nolo Fringe Festival” di Milano nel 2019.
Accanto all’attività di produzione teatrale, Officine Gorilla svolge anche un’ importante attività laboratoriale e di formazione.Nel 2017 realizzano “INCIDENTI: metodologie per un incontro scenico”, laboratorio intensivo realizzato per il Poverarte Festival di Bologna e riproposto successivamente in diverse realtà (Teatro Comunale di Alessandria, lo spazio “L’Officina” di Alessandria, Teatro Sociale di Valenza, ASD “On Stage”)
Nella primavera del 2017 il collettivo viene selezionato dal Derthona Lab per il programma di tutoraggio alle nuove imprese: da gennaio 2018 il collettivo conduce il laboratorio di teatro semestrale “SOGNATORI” a Tortona, destinato a giovani tra i 14 e i 25 anni.
Infine, a tra febbraio e marzo 2019, vedono la luce “S.MA.C.K.”, il nuovo laboratorio teatrale sulla drammaturgia contemporanea, e “M.d.P. – Macchina da Presa VS Movimenti da Palcoscenico”, percorso intensivo pratico di ricerca su analogie e differenze fra cinema e teatro.
I laboratori sono ispirati agli spettacoli che vengono messi in scena; il laboratorio non è quindi solo un momento di formazione, ma anche di incontro tra pubblico e attore, in cui entrambi sono sullo stesso piano: quello della creazione artistica.
Il desiderio del collettivo è quello di creare un’impresa culturale, che lavori in sinergia col territorio che la ospita e che preveda progetti artistici con una ricaduta sociale sulla collettività. A tal proposito, nel 2018, in collaborazione con il Teatro sociale di Valenza, “L’istituto di pratiche teatrali per la cura della persona” diretto da Gabriele Vacis, il collettivo realizza il laboratorio di scrittura e teatro che coinvolge i ragazzi migranti della cooperativa Kaizen. Nasce così lo studio “Essere Umani”, presentato il 4 giugno dello stesso anno al Teatro Carignano di Torino.
Nel 2018, inoltre, il collettivo avvia un’intensa collaborazione con il Teatro della Juta e con l’Associazione Commedia Community, affiancando il teatro della direzione artistica della stagione teatrale 2019/2020 (facente parte del circuito Piemonte dal Vivo) e co-producendo il terzo spettacolo di drammaturgia contemporanea: Blasé.
POETICA E LAVORO DEL COLLETTIVO
Fin dall’inizio abbiamo scelto di essere autori dei nostri testi e questo è stato ed è il nostro punto di forza e di unione. I testi nascono dagli input del dramaturg, ma si sviluppano in sala prove, grazie a un costante lavoro di improvvisazione.
Pensiamo a un teatro fortemente legato alla collettività, come una finestra da cui lo spettatore possa affacciarsi e riconoscere il paesaggio che si trova davanti.
Non dipingiamo paesaggi, certo, ma raccontiamo storie attraverso un teatro che amichevolmente chiamiamo “meticcio”, per la facilità con cui si lascia contaminare dalla danza, dal teatro di figura, dall’animazione, dalla musica, ma anche da ciò che ci sta intorno, dalle chiacchiere al bar, dai discorsi fra amici, dalle notizie sui giornali, dalle mode dei teenager e dalle tradizioni dei nostri nonni.
Per noi, la relazione è la protagonista assoluta della scena, soprattutto per quanto riguarda la recitazione, nella quale ricerchiamo una modalità che abbia come focus la concretezza e il rapporto con l’altro, sia esso attore o pubblico.
Questa idea si realizza negli Events (termine preso in prestito da Merce Cunningham) ossia performances, tratte dal repertorio o create ex novo, arrangiate appositamente per occasioni e luoghi sempre differenti.
Da qui il teatro in appartamento, in auto (vd Passaggi a Teatro) e il Jukebox Teatrale.
Nowhere, qui e ora, ma anche da nessuna parte. “
LA STORIA DI UNA NOME
Al contrario di quel che accade solitamente, prima del collettivoOfficine Gorilla c’era uno spettacolo : “Love Date – Not a Love Story”. Il lavoro doveva essere un side project, qualcosa che assomigliasse ad un luogo dove si va per rigenerarsi, per poter indagare e sperimentare.L’obiettivo di tutti in verità era molto chiaro: dedicarci alla drammaturgia contemporanea.
La definizione di collettivo teatrale ci sembrò piuttosto adatta per descrivere la nostra unione; ma lo “sforzo creativo” non poteva dirsi ancora concluso.
Allora molti gruppi e compagnie avevano scelto di autodefinirsi “cantieri”, “atelier”, “lavanderie”, forse per dare risalto alla dimensione artigianale del fare teatro; abbiamo scelto di seguito il flusso.
Ci piaceva il termine officine, un luogo dove ci si sporca le mani e, inoltre, la particella OFF avrebbe designato parte del nostro modo di fare teatro.Poi è arrivato il momento di scegliere un nome vero: Gorilla.
Ci piacerebbe raccontarvi che furono messe in atto considerazioni proto socio-filosofiche, per esempio che gli attori sono una specie in via d’estinzione come i suddetti primati,ma la verità è che il nostro doveva essere “solo” un progetto parallelo.
Come i Gorillaz per Damon Albarn… Chissà poi cosa è accaduto.